L'Auditorium "Oscar Niemeyer"

Non è un testo di grammatica e nemmeno lezione da fare. Solo l'informazione di cultura che interessano agli italiani e anche ai brasiliani, anche a quelli che non amano l'architetto brasiliano Oscar Niemeyer, ma che si emozionano a vedere la bandiera brasiliana fuori del nostro paese.

Si è tagliato il nastro nel venerdì scorso per l'Auditorium "Oscar Niemeyer" nella città della costiera Amalfitana di Ravello, conosciuta anche come "La città della musica" e il più curioso è che l'inaugurazione arriva dopo dieci anni di polemiche, dibattiti e confronti (per il dissenso degli ambientalisti, per l'impatto ambientale che la struttura ha sul panorama, per il costo (quasi 20 milioni di euro) e per la scarsa capacità, limitata a 450 posti).

Ma il fatto è che lo hanno inaugurato e la veduta è meravigliosa!
Per inaugurare, l'Auditorium ha ospitato il gala di danza con la Escola do teatro Bolshoi no Brasil e dopo tanti altri eventi che porteranno a questa bella città una grande quantità di turisti anche nell'inverno!

Qui c'è il breve spot del progetto:

E il servizio fatto per l'inaugurazione


E un servizio fatto l'anno scorso


Senza fiato

Quest'attività è adatta agli studenti di livelli avanzati. E' una canzone di Giuliano Sangiorgi e Dolores O'Riordan e facile perché non cantano veloce.
Lo scopo di questa attività è sentire la canzone e provare a ricostruire il suo testo senza aiuto del google. Provate a farlo e mettete le risposte sui commenti! E poi, parlate un po' cosa avete capito del testo.

In bocca al lupo!


Senza Fiato

Ecco il testo:

Sono ______________ di un ______________ in ______________
Senza fine mi ______________ e ______________ come fossi un'______________
______________ sui miei ______________. ______________ e ______________, come te - che insegui me.
______________ tra i miei ______________, sono ______________ dentro te dentro me.

Se non sei tu a ______________
Come fossi niente, come fossi ______________ dentro ______________

Senza ______________, senza ______________, senza ______________
Mi ______________ e mi ______________, poi mi ______________ e ______________ via
Tu ______________ poi mi ______________ e mi ______________ e ______________ mia
Senza ______________ e senza ______________ non son ______________ senza te

Tell me now! Tell me how am I supposed to live without you
Want you please tell me now
Tell me how am I supposed to live without you

Se ______________ in ______________ resti ______________ dentro me
Se ______________ e non ______________ tu ______________ e ______________ me
Stop burning me!
Dentro ______________ e fuori ______________ e ti ______________ e ______________ via
Stop burning me!

Mi ______________ e ti ______________ e mi ______________ e ______________ mia
Stop burning me!
(Get out Of my head Get out Of my head Get out Of my head Get out Of my head! Aaahhh)

Want you please tell me now
Tell me how am I supposed to live without you
No, please, don't tell me now (touch me)
Tell me how am I supposed to live without you

No Please Don't touch me


Come scrivere bene (Umberto Eco)

Un testo divertente tratto da: Umberto Eco, La Bustina di Minerva, Bompiani 2000.

"Ho trovato in Internet una serie di istruzioni su come scrivere bene. Le faccio mie, con qualche variazione, perché penso che possano essere utili a molti, specie a coloro che frequentano le scuole di scrittura.


1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.

2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.

3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.

4. Esprimiti siccome ti nutri.

5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.

6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.

7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.

8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.

9. Non generalizzare mai.

10.Le parole straniere non fanno affatto bon ton.

11.Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”

12.I paragoni sono come le frasi fatte.

13.Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).

14.Solo gli stronzi usano parole volgari.

15.Sii sempre più o meno specifico.

16.L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.

17.Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.

18.Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.

19.Metti, le virgole, al posto giusto.

20.Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

21.Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.

22.Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.

23.C’è davvero bisogno di domande retoriche?

24.Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.

25.Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.

26.Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.

27.Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!

28.Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.

29.Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.

30.Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.

31.All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).

32.Cura puntiliosamente l’ortograffia.

33.Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.

34.Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.

35.Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.

36.Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.

37.Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.

38.Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.

39.Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.

40. Una frase compiuta deve avere.

Qualche o Alcuni?

Questo post sarà piccolo. Prometto!
:)

Sapete la differenza di Qualche e Alcuni? Di significato praticamente niente, ma gli usi sono diversi.

Prima di cominciare, sarebbe interessante capire i significati di questi aggettivi indefiniti.

Secondo il Garzanti, qualche è un agg. indef. m. e f. [solo sing.] e può significare:
* alcuni, più d’uno; indica quantità, numero indefinito e non grande, e si riferisce sia a persona sia a cosa: qualche anno fa; fra qualche minuto;
* può indicare anche una sola persona o cosa indeterminata: deve essere stato qualche suo amico a informarlo; troverò qualche scusa; l’ho già visto in qualche altro luogo
* un certo (davanti a un nome astratto, per indicare una quantità indefinita): un film di qualche interesse; un’opera di qualche rilievo;

D'altra parte alcuno è un agg. e pron. indef. [normalmente plur.] e indica una quantità indeterminata ma limitata, talvolta in correlazione con altri, altre: alcuni sono morti, altri si sono salvati; ho visitato alcune città; alcuni di voi


Ci sono altri significati, ma non sono interessanti per ora.


Caso avete capito ciò che definisce il dizionario Garzanti, ambi aggettivi hanno praticamente lo stesso significato. Vediamos adesso il suo uso:
Qualche userò sempre al singolare, invece Alcuni sempre al plurale.

Allora vediamo:
Posso prendere qualche giorno di vacanze oppure prendere alcuni giorni di vacanze.
Però è sbagliato dire prenderò qualche giorni... o prenderò alcuno giorno...

Posso parlare oggi con qualche amica oppure posso parlare con alcune amiche!

Avete visto le differenze?
Abbraccio e a presto...

Juliana

Sostantivi e Aggettivi

Ciao a tutti!
State bene? Possiamo cominciare con un po' di grammatica?

Bene.... comincio l'anno con un argomento facile, ma che alle volte, gli studenti sbagliano nelle composizioni
: Il plurale femminile con la vocale -i.

La regola è chiara:
Una parola maschile singolare può finire con la vocale -o (il bambino) o con la vocale -e (il ristorante).
Tanto una come l'altra faranno il plurale con la vocale -i: i bambini e i ristoranti.
Però, quando è femminile, se la parola finisce con vocale -a, come la bambina, farà il plurale con la vocale -e: le bambine. Ma se il singolare finisce con la vocale -e, come per esempio la chiave farà il plurale con la vocale -i come le chiavi.
Così:

A - E

O - I

E - I



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Un altro sbaglio costante è l'uso incorretto dell'aggettivo di nazionalità femminile.
Se l'aggettivo maschile finisce con la vocale -o (italiano) il femminile finirà con la vocale -a (italiana).
D'altra parte, se l'aggettivo maschile finisce con la vocale -e (inglese) il femminile non cambierà (inglese).
Così, Emma non è inglesa, Chloé non è francesa, Aoi non è giapponesa, Maria non è portoghesa e Emily non è canadesa ma Emma è inglese, Chloé è francese, Aoi è giapponese, Maria è portoghese e Emily è canadese, ecc
Avete capito?
Spero di sì!
Ci vediamo in un altro post....